Lo scandalo Cambridge Analytica e l’impatto sulla privacy dei social network

Il social di Mark Zuckerberg crolla in borsa a seguito dello scandalo Cambridge Analytica. I dati di 50 milioni di utenti su Facebook sono stati acquisiti in modo ingannevole. La mia privacy è a rischio? Devo cancellarmi dai social network? In questo post ti racconto come la penso.

Scandalo Cambridge Analytica
David Cruz

L’utilizzo dei social network comporta dei rischi. La consapevolezza del pericolo deve generare un atteggiamento vigile e maturo. Ogni applicazione ha le sue regole, soprattutto per la privacy. E dobbiamo conoscerle. Per tutelarci.

Lo scandalo Cambridge Analytica non è il primo e non sarà l’ultimo caso di violazione di dati personali nel mondo dei social. È di sicuro il più grave. Ma la soluzione del problema non è, a mio parere, la cancellazione da Facebook. O la chiusura mentale verso i social network o Internet. Quindi che fare?

Scandalo Cambridge Analytica: i fatti

Tutto è partito da uno scoop di tre importanti quotidiani americani: il Guardian, l’Observer e il New York Times. L’inchiesta giornalistica si è basata sulle rivelazioni di un informatore il quale ha rivelato l’acquisizione dal 2014, da parte della società Cambridge Analytica, dei dati personali di quasi 50 milioni di utenti Facebook.

Riepilogo i fatti rispondendo a queste domande.

Cos’è Cambridge Analytica?

È una società britannica fondata nel 2013 per fornire ricerche sui consumatori ed elaborare messaggi commerciali, sia in ambito politico che aziendale. È stata scelta da Steve Bannon, futuro consigliere del presidente americano Donald Trump, a supporto delle elezioni presidenziali del 2016.

Di cosa è accusata?

La società di analisi avrebbe acquisito con mezzi ingannevoli le informazioni di milioni di utenti Facebook, con lo scopo di influenzare le scelte elettorali attraverso annunci politici personalizzati. Sia per le elezioni presidenziali statunitensi che per il referendum sulla Brexit.

Come sono stati acquisiti i dati?

I dati sono stati acquisiti dalla Cambridge Analyitica da “thisisyourdigitallife”, un’app sviluppata dall’accademico britannico Aleksandr Kogan. L’applicazione ha raccolto i dati degli utenti e dei loro amici per poi trasmetterli a Cambridge Analytica. Questo in violazione degli accordi con Facebook, che imponeva la cancellazione dei dati e ne impediva la divulgazione a fini commerciali e propagandistici.

Cos’è il Facebook Login?

È il sistema di accreditamento utilizzato dai 270 mila utenti dell’app incriminata. Il Social Login ha consentito l’acquisizione consapevole dei dati dei loro profili Facebook. Il consenso riguardava anche l’accesso ai dati della rete di amici collegati al profilo. Questo ha comportato il coinvolgimento di 50 milioni di utenti.

Facebook sapeva?

Sembra di sì. Avrebbe dovuto tutelare i propri utenti impedendo l’utilizzo improprio dei dati. Non sono bastate le scuse ufficiali di Mark Zuckenberg. Il fatto è che qualcuno ha infranto le regole e i dati di milioni di persone sono state utilizzate per manipolare il consenso in diverse tornate elettorali, dalle presidenziali americane alla Brexit.

C’è chi sostiene che questa è solo la punta di un iceberg. Vedremo come andrà a finire. Mi auguro che questo scandalo contribuirà a rendere più sicuri i social network. In attesa che questo avvenga cosa posso fare, da subito, per proteggere i miei dati?

Come proteggere la privacy sui social network

La mia privacy è a rischio? Certo, ma questo non è un mistero. Nel momento stesso in cui creo un account su un social network o a un’app, i dati che fornisco possono essere utilizzati. È una certezza e ne sono consapevole.

Cosa posso fare per proteggere la mia privacy? Ho già scritto un post su come proteggere la privacy su Facebook che ho aggiornato in relazione allo scandalo Cambridge Analytica.

Intanto ti fornisco alcuni consigli per proteggere il tuo account Facebook:

  • controlla le app che utilizzano il tuo profilo Facebook;
  • valuta con attenzione l’utilizzo del social login (vedi il prossimo paragrafo);
  • leggi le condizioni della privacy di ogni social e app che utilizzi:
  • usa il buon senso quando inserisci informazioni, pubblichi e condividi contenuti tuoi e di altri.

L’ultima regola è banale ma è la più importante. Ricorda che i dati che mettiamo in rete, anche se cancellati, sono ancora presenti nelle banche dati dei social network. Un contenuto, un’immagine, un video possono essere copiati prima della cancellazione e ripubblicati in rete.

Ti invito a scaricare il vademecum sulla social privacy, elaborato dal Garante per la protezione dei dati personali. Il documento, redatto nel 2014, è ancora attuale. È composto di quattro capitoli: “Facebook & co”, “Avvisi ai naviganti”, “Ti sei mai chiesto?”, “10 consigli per non rimanere intrappolati”. Contiene anche un utile glossario.

Cos’è il Social Login

Con il Social Login puoi accedere ai siti e alle app utilizzando le credenziali del tuo social network preferito, ad esempio Facebook. In questo modo eviti di ricordare il nome utente e la password ma devi stare attento. Questa comodità ha un prezzo.

Nel momento in cui esegui il login, autorizzi il sito o l’app ad avere accesso ai tuoi dati memorizzati nel social network, come gli interessi, le relazioni, la posizione geografica e altro.

Ogni brand richiede accessi differenti, in base alle sue finalità e al suo utilizzo. Alcune sono molto invasive. Il mio suggerimento? Controlla le finestre di autorizzazione e quali sono i dati a cui vuole accedere l’applicazione prima di procedere.

Il nuovo regolamento europeo sulla privacy: il GDPR

Con il nuovo regolamento europeo sulla privacy, il GDPR. La Comunità Europea vuole adeguare la normativa ai cambiamenti causati dalla rivoluzione digitale di questi ultimi anni: i social media, le grandi banche dati e la modalità di condivisione delle informazioni tra le persone.

Una delle novità principali riguarda l’estensione e l’applicabilità della normativa alle aziende extra EU che trattano i dati personali di soggetti europei. Anche Facebook, LinkedIn e Google dovranno attenersi a obblighi precisi in tema privacy.

Gli utenti europei saranno più tutelati, ad esempio, per quanto riguarda:

  • il diritto alla portabilità dei dati: si potrà richiedere il trasferimento dei propri dati da un’azienda all’altra;
  • il diritto all’oblio; è la possibilità di richiedere la cancellazione di tutti i propri dati, nel caso in cui questi siano obsoleti o inutili. Google ha già messo online la pagina per gestire la rimozione dei link ;
  • app e geocalizzazione: in base alle nuove norme europee sulla protezione dei dati, le società che progettano sistemi di geolocalizzazione dovranno attenersi al principio “privacy by default“: la funzione non si potrà attivare automaticamente, ma solo su richiesta.

Il dibattito su questi punti è ancora in corso e lo sarà anche dopo l’entrata in vigore del regolamento. In particolare dovrà essere verificata la fattibilità tecnica dell’esercizio di questi diritti. Di sicuro l’entrata in vigore del GDPR provocherà un cambiamento epocale nei rapporti tra social media e utenti. Spero in meglio.

Per approfondire, leggi come proteggere la tua privacy su: 

#DeleteFacebook. Elon Musk cancella le pagine Facebook di Tesla e SpaceX

Lo scandalo Cambridge Analytica ha scatenato una campagna di boicottaggio verso il social di Zuckerberg. La protesta ha preso forma su Twitter con #DeleteFacebook. Uno dei promotori dell’hashtag è Brian Acton diventato miliardario a seguito della vendita di Whatsapp, di cui è stato co-fondatore, a Facebook.

Elon Reeve Musk, cofondatore e CEO di Tesla e di SpaceX, risponde all’invito di Acton con un tweet: “What’s Facebook?”. Una risposta che ha attirato un utente in rete che lo ha invitato, se fosse stato un uomo, a chiudere le pagine Facebook delle sue aziende.

Detto, fatto. Musk ha immediatamente cancellato le sue fan page con milioni di follower ciascuna. E aggiunge nella conversazione che ne ignorava addirittura l’esistenza.

Il mio parere? Musk, come ogni utente, ha esercitato un suo diritto. Certo, fa notizia perché è un imprenditore conosciuto e seguito. Quello che sorprende è la tempistica e la modalità. Sembra quasi un gioco, asettico e indolore.

In ogni caso non mi sorprende. La caduta di Facebook, se avverrà, lascerà uno spazio da riempire e questo fa gola a tanti. Sì perché il bisogno di socializzare e appartenere rimarrà. Come quello di comunicare e condividere passioni ed emozioni.

Lo faremo su una nuova piattaforma? Può darsi. Quello che è certo è che ognuno è libero di cancellare i propri account e pretendere l’eliminazione dei dati. Su questo non si possono fare sconti. Per ora, anche a Musk, questo diritto è stato garantito, lo ha esercitato e le sue pagine sono state cancellate. Giusto così.

Facebook e lo scandalo Cambridge Analytica: la tua opinione

Negli ultimi vent’anni la rivoluzione digitale ha cambiato profondamente le mie abitudini. In questi anni mi sono iscritto a decine di servizi online e ho creato profili su diversi social network. Ho studiato le regole e le opportunità per tutelare i miei dati.

Lo scandalo di Cambridge Analytica ha messo in evidenza, ancora una volta, il problema della privacy. Il mio pensiero? Credo ci sia bisogno di regole più severe che tutelino i dati delle persone. Il nuovo regolamento europeo sulla privacy potrebbe essere d’aiuto.

Ma la differenza la farà l’atteggiamento vigile nei confronti del mondo che ci circonda. Siamo noi i primi garanti delle nostre informazioni. Occorre prestare attenzione a quello che pubblichiamo e conoscere le regole delle applicazioni che usiamo.

Ora mi interessa la tua opinione. Cosa fai per tutelare la tua privacy sui social network? Hai deciso di cancellare il tuo account su Facebook? Il tuo atteggiamento nei confronti dei social è cambiato dopo lo scandalo Cambridge Analytica?

Lasciami la tua opinione nei commenti.

2 commenti su “Lo scandalo Cambridge Analytica e l’impatto sulla privacy dei social network”

  1. Al netto dell’effettiva efficacia di queste campagne di propaganda (in fondo, ci si rivolgeva a persone già in gran parte orientate politicamente), resta di sicuro la gravità della sventatezza (o peggio) di Facebook.

    Da quello che leggo in giro, mi sembra che l’utente comune non sembri troppo preoccupato – forse pensa di non essere abbastanza “interessante” per i cacciatori di dati: ciò non toglie che in molti si siano fatti più prudenti.

    Vedremo come andrà a finire!

    1. Ciao Andrea e grazie per il tuo commento. Questi eventi ecclatanti hanno il pregio di attirare i media e generano preoccupazione nell’opinione pubblica. L’ideale è che questa preoccupazione generi un atteggiamento più vigile verso i social. Un’occasione per controllare le proprie impostazioni e prestare più attenzione a quello che facciamo. Una maggiore prudenza, come hai scritto, sarebbe già un buon inizio.

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