Il blog serve anche a questo: spiegare e cercare il confronto. A volte servono molti post, non basta un articolo. Come in questo caso. Oggi voglio parlarti di professioni digitali. E di come queste possano innovare (davvero) le imprese.
Da giugno di quest’anno sono stato nominato portavoce del mestiere informatici della CNA di Varese. Non è un incarico come un altro per me: ho l’ambizione di lasciare un segno e raggiungere obiettivi precisi insieme ai miei collaboratori.
Uno di questi obiettivi è l’affermazione delle nuove professioni digitali. Il termine nuove in realtà non è corretto. Alcune di queste competenze hanno una storia ventennale alle spalle. E io li ho vissuti tutti, questi vent’anni. Sono un pioniere del web, che ho scoperto a trent’anni. Perché così tardi? Semplice. Prima non esisteva.
Argomenti trattati in questo post
- Quali sono le professioni digitali?
- Codici Ateco: la misura del divario culturale
- Quanto costa formare le professioni digitali
- Hour of Code: partiamo dalla Scuola!
- 6 passaggi chiave della trasformazione digitale
- Le professioni digitali più richieste
- Professioni digitali: qual è la più utile per la tua impresa?
Uno dei primi incarichi legati al mio ruolo di portavoce è stato quello di partecipare all’assemblea elettiva della CNA regionale. Ho avuto occasione di incontrare altri colleghi e confrontarmi con loro. Non ci siamo limitati a eleggere i nostri rappresentanti.
Abbiamo tracciato le caratteristiche che hanno in comune le nostre professioni. E abbiamo riflettuto su quanto sia indispensabile far conoscere le professioni digitali come decisive per l’innovazione delle imprese. Ora ti spiego il mio punto di vista.
Quali sono le professioni digitali?
Un mio collaboratore mi ha raccontato un aneddoto. Un amico di famiglia, che lo conosceva da bambino, gli ha chiesto: “Che lavoro fai Luca?” – “Scrivo contenuti per il web” – Strabuzzando gli occhi arriva perentoria la seconda domanda: “No, intendo: che lavoro fai per vivere?”.
Non voglio fare di tutta un’erba un fascio. Come ha scritto Francesco Margherita nella sua intervista, i servizi come l’analisi per l’ottimizzazione sui motori di ricerca sono funzionali alle imprese.
Ma c’è ancora molto da fare per colmare questo gap culturale. Per creare una presenza online efficace devo puntare sui contenuti di qualità (blogger e copywriter) ottimizzati per i motori di ricerca (SEO specialist). Devo analizzare i dati relativi alle visite per misurare il livello di interesse e coinvolgimento (Analytics manager). Inoltre devo gestire i social media (Social media manager).
Quelle che ho appena elencato sono solo alcune professioni digitali che, nel corso degli ultimi dieci anni, si sono affermate come tra le più richieste dalle imprese che desiderano promuoversi online.
Codici Ateco: la misura del divario culturale
Le nuove professioni digitali sono svolte da una schiera nutrita di agenzie e freelance. Giovani e meno giovani che hanno deciso di proporsi come interlocutori qualificati nei confronti delle aziende.
E lo Stato come le classifica? Le Camere di Commercio si sono adeguate a questa evoluzione? Elenco qui sotto i Codici Ateco che devono essere utilizzati da chi opera oggi sul web, in base a una codifica del 2007.
- Codice 47.91.10: Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet (E-Commerce)
- Codice 58.12.02: Pubblicazione di mailing list
- Codice 58.21.00: Edizione di giochi per computer
- Codice 58.29.00: Edizione di altri software a pacchetto (esclusi giochi per computer)
- Codice 62.01.00: Produzione di software non connesso all’edizione
- Codice 62.02.00: Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica
- Codice 62.03.00: Gestione di strutture e apparecchiature informatiche hardware – housing (esclusa la riparazione)
- Codice 62.09.01: Configurazione di personal computer
- Codice 62.09.09: Altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica nca (*)
- Codice 63.11.20: Gestione database (attività delle banche dati)
- Codice 63.12.00: Portali web
- Codice 63.11.30: Hosting e fornitura di servizi applicativi (ASP)
- Codice 63.99.00: Altre attività dei servizi di informazione nca
- Codice 73.11.01: Ideazione di campagne pubblicitarie
- Codice 73.11.02: Conduzione di campagne di marketing ed altri servizi pubblicitari
- Codice 73.20.00: Ricerche di mercato e sondaggi di opinione
- Codice 74.10.21: Attività dei disegnatori grafici di pagine web
- Codice 74.90.99: Altre attività professionali nca
- Codice 95.11.00: Riparazione e manutenzione di computer e periferiche
Tratte da Codice Ateco 2007
(*) n.c.a. “non classificato altrove” – È un’espressione usata in tabelle ed elenchi come i Codici Attività ISTAT (i cosidetti ATECO). NCA o n.c.a. compare centinaia di volte e serve appunto per indicare tutte quelle attività che non sono classificate in altre categorie.
Il problema non è tanto nella classificazione, obsoleta e fine a se stessa. In altri servizi pubblicitari e altre attività professionali è sintetizzato il vero problema. In modo sbrigativo si è voluto racchiudere in un universo a sé stante (altri mondi?) qualcosa che non si comprende.
Quanto costa formare le professioni digitali
Avere competenze digitali richiede uno sforzo notevole. L’offerta formativa in Italia rimane al palo. Tutto è demandato a strutture private e alle imprese che vogliono innovare. E a imprenditori che, come me, decidono di investire tempo e risorse per formare giovani talenti.
In vent’anni di attività ho contribuito a formare una decina di apprendisti. I giovani, in età compresa tra i 18 e i 23 anni, sono arrivati da ragioneria informatica, liceo artistico e scientifico. Le basi informatiche, applicate al web, erano insufficienti. In che modo avrebbero potuto inserirsi nel mondo del lavoro se qualcuno non avesse investito su di loro?
Questo non vale solo per le professioni digitali in Italia. Lo so bene.
Il tirocinio con questi ragazzi non si è limitato alle competenze tecniche. Non bastano. Ho contribuito a far percepire la necessità di organizzare il lavoro, muovendoci in team, rapportandoci con il cliente rispettando le consegne.
Ti riporto qui sotto un elenco di capacità che i miei collaboratori hanno evidenziato tra quelle acquisite in questi anni di lavoro insieme.
- L’importanza della misurabilità del proprio lavoro.
- L’esigenza personale di formazione continua.
- Come approcciare nel modo corretto la costruzione di un progetto semplice o complesso.
- La ricerca continua della comunicazione semplice, educata e trasparente.
- La sensibilità verso le esigenze del cliente.
- L’utilizzo di strumenti collaborativi.
- L’utilizzo di strumenti per misurare e organizzare il proprio lavoro.
- Come relazionarsi con altri professionisti del settore.
Uno studio di Accenture del 2017 identifica le capacità principali necessarie per rimanere rilevanti sul lavoro: disporre di competenze digitali, la predisposizione al cambiamento e alla formazione continua, la propensione ad analizzare e risolvere problemi complessi, essere al servizio del cliente, gestire relazioni con altri professionisti, giudicare in modo obiettivo e prendere decisioni.
Hour of Code: partiamo dalla Scuola!
Da 5 anni insegno informatica presso il Campus di Caslino al Piano della Scuola Svizzera di Milano. Nel programma formativo delle elementari e delle medie ho introdotto gli elementi di programmazione.
A livello didattico partecipo da 4 anni all’Hour of Code, un’iniziativa di Code.org per la promozione del pensiero computazionale. L’iniziativa di Code.org è sostenuta dalla Presidenza degli Stati Uniti d’America e dalle principali organizzazioni internazionali. Facebook e Google contribuiscono con finanziamenti per oltre 3 milioni di dollari.
In Italia il MIUR, in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), ha abbracciato questa iniziativa, come parte del programma #labuonascuola. L’obiettivo è quello di fornire alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica.
Perché questa scelta? Bisogna partire dalle nuove generazioni se si vuole creare i professionisti del domani. Di cui ci sarà un immenso bisogno. La Microsoft ha stimato un gap tra domanda e offerta relativa alla programmazione nei prossimi anni.
I programmatori del domani devono essere formati oggi. Questo vale anche per le professioni digitali che coinvolgono la comunicazione e il marketing. Queste materie devono essere parte dei programmi didattici dei licei e delle università. Sia in forma pratica che teorica. Solo così si possono creare i presupposti per costituire veri e propri percorsi di laurea.
Ho letto con interesse un articolo su ilSole24ore.com sulla rivoluzione digitale. Se consideriamo i lavori e le mansioni meno sostituibili dalla tecnologia, emergono quattro competenze: comunicative e di relazione, creative, manipolazione con destrezza e, infine, quelle di decision making. In pratica non possiamo sostituire con la tecnologia un assistente sociale, un designer, uno chef, un giudice o un maestro delle elementari.
Le probabilità di essere rimpiazzati dalle tecnologie va dall’89% dei tassisti allo 0,4% dei maestri elementari – Università di Oxford
Cosa significa? Che va bene investire nell’acquisizione di competenze digitali ma la differenza la farò (anche in futuro) solo se acquisirò le capacità di entrare in empatia con le persone (clienti, colleghi o alunni), se le aiuterò a definire obiettivi raggiungibili e a risolvere i problemi. Una vera e propria missione.
6 passaggi chiave della trasformazione digitale
Digital transformation o digital disruption. La trasformazione digitale attrae le principali società di consulenza d’azienda. Ma cos’è la trasformazione digitale? Come sta cambiando la vita delle nostre imprese?
La digital transformation è un processo che avvicina l’offerta del prodotto o del servizio alla domanda dell’utenza. Questo adattamento avviene sfruttando le tecnologie digitali.
Ogni periodo che segna dei cambiamenti economici epocali, come la prima, la seconda e la terza rivoluzione industriale, porta con sé conseguenze e un impatto sui modelli di business. Nel caso della rivoluzione digitale sono messi in discussione i modelli organizzativi. Per questo c’è bisogno di un cambiamento culturale.
Un esempio di digital transformation nel settore della comunicazione? Il digital marketing. La televisione, la radio e i giornali con l’avvento del web stanno (da tempo) lasciando spazio ai social media. Una rivoluzione del modello classico di marketing. Da qui, quindi, sono nati il web marketing e il social media marketing.
Un maremoto che copre tutto e tutti. Non è una diga che si spezza e non lascia scampo. Semmai un oceano che si innalza provocando, a chi rimane inerme, una lenta e inesorabile agonia. Non è lo scenario che stiamo vivendo oggi?
Le professioni digitali più richieste
Qui sotto trovi un’infografica che definisce le nuove figure professionali.
Professioni digitali: qual è la più utile per la tua impresa?
Il digital gap va colmato. La digital disruption va cavalcata per sfruttarne le potenzialità. Le professioni digitali possono dare una spinta decisiva nel processo di innovazione delle imprese. Chi lavora con il web lo sa bene.
Dov’è il problema? Nella percezione del valore di questi servizi. È difficile strutturare preventivi che includano competenze di cui non si conoscono le finalità e le modalità operative. Risultato? Lavori sotto budget per progetti per cui, in alcuni casi, è inutile impegnare energie.
Eppure il mercato le richiede. Tutti ne hanno bisogno. Sono competenze indispensabili per poter innovare le imprese. In alternativa aumenta il divario con le aziende che vogliono affermarsi a livello mondiale. E il processo di internalizzazione diventa impossibile da percorrere.
Le istituzioni sembrano insensibili e impreparate a colmare questa esigenza formativa. L’onere di formare talenti in questi settori è delegato a professionisti e imprenditori visionari che hanno deciso di cimentarsi in questa impresa.
In questo post ho voluto evidenziare come l’attuale classificazione non contempli le professioni digitali. È vecchia e inappropriata. Non è in linea con le esigenze reali del mercato. Chi opera nel web e con il web non è rappresentato.
Ora mi intessa la tua opinione. È giusto che vengano inclusi nei percorsi formativi delle scuole le nuove professioni digitali? Nella tua impresa hai seguito corsi di formazione per acquisire competenze digitali? Se sì, quali?
Aspetto di sapere cosa pensi. Lasciami il tuo commento.